Investimenti

Cosa sono le azioni?

Cosa sono le azioni?

Immaginaiamo di avere un’azienda in cui siamo soci. Bene o male l’aspettativa è che il possesso della società sia da dividere tra tutte le persone che hanno messo capitale per la sua costituzione. Esattamente come si farebbe con una torta, chi ha investito più capitale per far crescere l’azienda avrà diritto ad una fetta più grande e chi avrà messo poco o nulla dovrà accontentarsi di leccare il piattino con le briciole.

Le azioni funzionano praticamente allo stesso modo e sono un modo formale per esprimere la proprietà di un’azienda in relazione ad una unità di possesso, l’azione appunto. In passato le azioni erano dei veri e propri certificati che venivano emessi al titolare mentre ad oggi tale requisito è venuto meno. Ciò nonostante, rimane intuitivo il fatto che chi dovesse detenere il maggior numero di azioni di una società ne diventerebbe socio di maggioranza, o addirittura proprietario nel caso in cui le azioni fossero detenute in quota pari al 100% (sì, come ha fatto Elon Musk con Twitter).

Il numero di azioni circolanti di un’azienda dipende unicamente da come la stessa azienda ha deciso di suddividere la sua valutazione. Se l’azienda venisse valutata 1 milione di euro, ad esempio, e si decidesse di creare 1000 azioni, ognuna di essere varrebbe 1000€, mentre qualora se ne creassero 5000, ognuna varrebbe 200€. Matematica di base direi: valutazione totale / numero di azioni = valore di ogni azione. A questo punto però viene lecito chiedersi: ok, ma chi la decide la valutazione di un’azienda? Ebbene, la valutazione è decisa, o meglio, determinata, dagli investitori. Una società per costituirsi ha bisogno di raccogliere fondi tramite diversi round di investimento. Se dopo un primo round raccolgo 50.000€, la mia azienda varrà 50k. Se ad un secondo round raccogliessi altri 200.000€ porterei il valore a 250k e così via. Ovviamente agli investitori andrebbero quote della società proporzionali alla liquidità che hanno introdotto in azienda. Questo processo porta alla cosiddetta “diluizione della proprietà” e la proprietà della società passerà via via sempre più nelle mani di chi ha investito la somma di denato maggiore tramite l’emissione di nuove azioni. Non entrerò nel dettaglio del processo in questo momento ma sarà spunto per un altro articolo dedicato.

Parlando di diluizione va però citata una cosa importante: non esiste un limite massimo al numero di azioni che un’azienda può emettere prorpio perchè non esiste un limite massimo di capitale che gli investitori possono investire. Normalmente, alla fine del processo di costituzione di una società i fondatori si ritrovano ad avere il 3-5% del possesso e quindi delle azioni totali.

Tipologie di azioni

Le azioni di cui abbiamo parlato finora sono dette azioni private, ossia rappresentano il possesso di un’azienda sulla carta ma non all’interno di un mercato in cui le azioni stesse siano negoziabili. Per comprare azioni private è necessario rivolgersi direttamente ai detentori delle azioni e comprarle in una transazione privata, spesso dopo il via libera dei restanti soci.

Solo nel momento di un’IPO (Initial Public Offer), ossia nel momento in cui un’azienda si quota sul mercato raccogliendo capitali dagli investitori istituzionali, le azioni diventano pubbliche e quindi acquistabili da chiunque tramite un broker.

Il mercato pubblico

Le azioni pubbliche, o azioni quotate sul mercato secondario (vale a dire su una borsa in cui poterle negoziare) diventano acquistabili da chiunque paghi il corrispettivo valore in quel momento (posto che qualcuno nel mondo stia vendendo). L’obiettivo dell’acquisto di un’azione sul mercato pubblico è quello di vederla crescere nel tempo di paripasso al buon andamento dell’azienda. Va altresì detto che acuistando azioni pubbliche si diventa proprietari della società, sempre in misura proporzionale alle quote detenute.

Alcuni comprano anche azioni pubbliche per riceverne i dividendi, ossia una parte degli utili che l’azienda decide arbitrariamente di distribuire ai suoi investitori per incentivare l’acquisto di azioni o il loro mantenimento in portafoglio. E' bene ricordare tuttavia che non sussiste alcun obbligo di emettere dividendi e le aziende potrebbero tranquillamente non farlo mai o faro in maniera intermittente in base all’andamento finanziario. Vien da sè che i soldi distribuiti agli azionisti sotto forma di dividendi non saranno più a disposizione dell’azienda per poter fare aquisti o investimenti.